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Automobili

Museo Virtuale

Storia dell' Industria Automobilistica nello Specchio delle Carte Valori d'Epoca

Su queste pagine Le proponiamo alcuni documenti di particolare interesse storico ed artistico difficilmente reperibili, molti dei quali appartenenti a collezioni private. Si consiglia, tuttavia, di prendere contatto con noi in caso di specifico interesse.


Società Italiana Veicoli Elettrici - S.I.V.E.
SIVE particolare
Società Italiana Veicoli Elettrici - S.I.V.E.
Certificato al portatore di 25 azioni da 100 Lire ciascuna. Milano 11 maggio 1927, data a timbro che sostituisce quella apposta a mano il 20 dicembre 1926 e depennata con righe rosse. La grafica del raro certificato, di massima importanza nella storia italiana dell’automobilismo, è valorizzata dall’immagine stilizzata di un’automobile dell’epoca. La compagnia trasse origine dall’accomandita semplice Turrinelli & C., fondata a Milano nel 1899 dall’ingegner Gino Turrinelli -pioniere dell’auto elettrica in Italia - che nella sua piccola officina produceva con successo carrozze a propulsione elettrica per il servizio urbano. Nel 1901, infatti, quattro sue vetture entrarono in servizio a Milano come taxi, accolte con grande entusiasmo dalla cittadinanza per la loro innovazione, comodità e praticità. Nel 1903 egli accettò la proposta di entrare in società con le Officine di Sesto San Giovanni, dando origine alla Società Camona Giussani Turrinelli & C. per
fabbricare veicoli propri - come autocarri e mezzi per il trasporto pubblico - con marchio Ausonia ed accumulatori Fulgor, in grado di assicurare un’autonomia senza ricarica di 100-150 Km alla velocità di 25 Km all’ora. Nel 1906 la compagnia si trasformò in anonima con ragione sociale Officine di Sesto S. Giovanni già Camona Giussani Turrinelli & C. per dedicarsi esclusivamente alla lavorazione dei metalli ed alle costruzioni meccaniche in genere. Nel 1908 vi fu un
ulteriore cambio della denominazione in S.A. di Costruzioni Elettriche e Meccaniche (già Turrinelli & C.) e, nella fabbrica di Sesto San Giovanni, si riprese la produzione di veicoli industriali e taxi dotati di motori elettrici a 5 cavalli. Nel 1922 l’azienda mutò ancora una volta ragione sociale in Società Italiana Veicoli Elettrici - S.I.V.E. ed il suo capitale fu più volte aumentato e ridotto, come attestano i timbri apposti sul documento. Nel 1926, come si evince da un ulteriore timbro, la casa automobilistica cambiò nuovamente denominazione in S.I.V.A. - Società Italiana Vetture Autopubbliche. Le sue tracce, come quelle di molte altre compagnie che all’epoca fabbricavano automobili elettriche, si persero nel nulla

Società Imprese Elettriche e di Automobili Giuseppe Lo
Società Imprese Elettriche e di Automobili Giuseppe Lo Cascio e C.
Certificato al portatore di 10 azioni da 100 Lire ciascuna, c.s.*. Napoli 30 novembre 1906. Belle vignette riproducenti un motore elettrico, un’autovettura dell’epoca con autista e passeggero ed un motoscafo con pilota. Il documento riporta la firma fac-simile di Giuseppe Lo Cascio come gerente della società in accomandita per azioni, costituita nel 1905 e rimasta in attività fino al 1914. Nel 1906 Lo Cascio, insieme all’ingegner Celestino Biglia di Torino e alla Banca Noerremberg & C. di Roma, partecipò anche alla costituzione della Darracq Società Italiana Automobili (lotti 49 e 50), diventandone l’amministratore.
9,50% FIAT SpA
Prestito obbligazionario di Lire 90 miliardi 1977-1986 - certificato n. 6 di obbligazioni, convertibili in azioni Fiat, numerato e firmato in facsimile da Gianni Agnelli (1921-2003).
Torino 1977. Nel marzo del 1977 il capo della Libia Gheddafi (1942-2011), mediante la Lybian Arab Foreign Bank di Tripoli, entrò nella compagine azionaria della Fiat,
sottoscrivendo l’aumento del capitale sociale da 150 a 165 miliardi di Lire, nonché il prestito obbligazionario di 90 miliardi (di cui l’esemplare proposto fa parte).
L’affare fu gestito da Mediobanca, per molti anni la banca di fiducia del gruppo FIAT. Il documento, intestato appunto alla Lybian Arab Foreign Bank di Tripoli, non fu emesso poiché alla fine l'intero
prestito venne ripartito in soli 5 titoli rappresentanti 18 milioni di obbligazioni da 1.000 Lire ciascuna. In tal modo Gheddafi divenne il secondo più importante azionista della società.
Nel 1982 la partecipazione fu trasferita alla Lybian Arab Foreign Investment Company - LAFICO, sempre controllata dalla famiglia Gheddafi. Fu sempre l'istituto di Cuccia a trattare nel 1986 con la Libyan Arab Foreign Bank l'uscita della finanziaria libica dal capitale del gruppo automobilistico torinese.

Certificato particolarmente raro ed importante dal punto di vista storico, politico ed economico.
9,50% FIAT SpA
Fabbrica di Automobili e Cicli “LUX”
Certificato al portatore di 25 azioni di fondazione da 25 Lire ciascuna. Torino 5 luglio 1906.
Fregi e motivi floreali si alternano nella cornice dall’andamento Liberty. Medaglione laterale con il marchio dell’azienda ed il nome del fondatore
Eugenio Paschetta. Stemma araldico di Torino in alto. Marchi LUX anche sul fondo e nel timbro a secco. La società - produttrice di biciclette,
motociclette ed autovetture - presentò ufficialmente i suoi modelli in anteprima durante il II Salone Internazionale d’Automobili svoltosi a
Torino nel 1905. Come riportato dal settimanale torinese La Stampa Sportiva del 6 febbraio 1905 l’elegantissimo stand di Paschetta fu uno dei
più visitati e ammirati: vi era esposta la vetturetta Lux con motore di 10 HP a due cilindri. Il grande successo da essa riscosso era dovuto alla
dotazione di tutte le applicazioni riscontrabili nelle auto di lusso, ma ad un prezzo particolarmente conveniente. Tale strategia vincente della
Lux, adottata anche per il settore dei velocipedi, le permise di rimanere in esercizio fino al 1936.
Fabbrica di Automobili e Cicli “LUX”
Taurus
Fabbrica di Carrozzeria per Automobili e Auto-Garages- certificato al portatore di 10 azioni da 50 Lire ciascuna, c.s.*. Torino 16 maggio 1906. Non quotato**. Stemma civico di Torino con il toro
rampante in alto, modello automobilistico con carrozzeria prodottadalla Taurus in basso. La società, costituita a Torino nel 1905 concapitale di Lire 100.000 aumentato l’anno successivo a Lire 700.000,
lavorò con ottimi risultati per molte aziende automobilistiche. Eradiretta dal tecnico Eusebio Garavini (1878-1947), poi titolare di unaditta omonima. Oltre a costruire carrozzerie, la Taurus disponeva di
un vasto assortimento di accessori per auto e capi di abbigliamentoper chauffeurs. Le specialità della casa erano le landaulette perlimousine completamente decappottabili. Nel 1907 partecipò con
successo alla IV Esposizione Internazionale di Automobili a Torino:nel suo stand erano esposte bellissime vetture dalla solida ed elegantecarrozzeria. La fabbrica scomparve nel secondo dopoguerra.

Taurus

FIAT
Titolo al portatore di 500 azioni da 200 Lire. Torino 5 aprile 1940 XVIII. 26x37 cm.

Le bellissime immagini allegoriche del certificato si ispirano al motto FIAT “Terra, Mare, Cielo” e raffigurano i vari settori produttivi dell'azienda. Si segnala una curiosità: nei titoli emessi negli anni Cinquanta con la medesima veste grafica (vedasi lotto successivo), il sottile cannone che sporge dal cingolato riprodotto nel campo inferiore, fu sostituito con un volante ed il piccolo fascio littorio sul fronte della locomotiva con il marchio FIAT. Firma fac-simile del Presidente Giovanni Agnelli. Nel 1942 il titolo fu convertito in nominativo con usufrutto a favore del Sen. Ing. Giovanni Agnelli.
La Fiat SpA fu costituita nel 1906 in seguito alla trasformazione della S.A. Fabbrica Italiana Automobili Torino, fondata nel 1899. Inizialmente creata per la costruzione e la vendita di automobili, la società estese successivamente la sua attività ad altri rami: veicoli industriali, motori Diesel marini e di aviazione, velivoli, trattori, automotrici ferroviarie e turbine a gas, ricerche elettroniche, nucleari e spaziali.
I certificati FIAT sono considerati dei veri e propri gioielli per la loro effettiva rarità e fama mondiale. Il grado della loro rarità è dovuto al fatto che in occasione di ogni aumento di capitale seguito da una nuova emissione, tutti i titoli precedenti venivano generalmente ritirati e distrutti. Solo pochissimi esemplari si sono salvati! Interessante profilo storico a pag. 319 del volume “Le Società Quotate alla Borsa Valori di Milano dal 1861 al 2000”. Il titolo è quotato alla Borsa milanese dal 1924.


Fiat

FIAT
Certificato al portatore di 50 azioni da 200 Lire. Torino 1940. Marrone.

Le bellissime immagini allegoriche del certificato si ispirano al motto Fiat “Terra, Mare, Cielo” e raffigurano i vari settori produttivi dell'azienda. Si segnala una curiosità: nei titoli degli anni Cinquanta con la medesima veste grafica, il piccolo cannone che sporge dal cingolato, riprodotto nella vignetta inferiore, fu sostituito con un volante ed il fascio littorio sul fronte della locomotiva con il marchio Fiat. Firma fac-simile del Presidente Giovanni Agnelli.
La Fiat SpA fu costituita nel 1906 in seguito alla trasformazione della S.A. Fabbrica Italiana Automobili Torino, fondata nel 1899. Inizialmente creata per la costruzione e la vendita di automobili, la società estese successivamente la sua attività ad altri rami: veicoli industriali, motori Diesel marini e di aviazione, velivoli, trattori, automotrici ferroviarie e turbine a gas, ricerche elettroniche, nucleari e spaziali.

I certificati Fiat sono considerati dei veri e propri gioielli per la loro effettiva rarità e fama mondiale. Il grado della loro rarità è dovuto al fatto che in occasione di ogni aumento di capitale seguito da una nuova emissione, tutti i titoli precedenti venivano generalmente ritirati e distrutti. Solo pochissimi esemplari si sono salvati!


Fiat

S.A. F.lli Macchi - Carrozzeria e Automobili
Titolo al portatore di 5 azioni da 100 Lire, c.s. Varese 1907. 40x21 cm.

Affascinante fronte con figure femminili e modelli automobilistici. La società venne costituita a Varese nel 1905 su iniziativa dei fratelli Giovanni e Giuseppe Macchi, già titolari di una fabbrica artigianale di carrozze fondata a metà del XIX secolo dai loro avi, i fratelli Agostino e Giovanni Macchi. Con l’evolversi dei mezzi di trasporto, i Macchi optarono per la diversificazione verso settori più promettenti della meccanica: carrozzerie per automobili, tram, ferrovie e ruote di legno per vari impieghi. La necessità di impianti più moderni, di stabilimenti più grandi e quindi di cospicui capitali, spinsero a trasformare la società in forma di anonima. L’attività più fortunata dei primi anni fu quella del ruotificio, soprattutto grazie a notevoli commesse per l’artiglieria trainata dell’esercito. Nel 1913 i soci fondatori procedettero alla creazione di una nuova entità esclusivamente dedita alle lavorazioni aeronautiche creando la S.A. Nieuport-Macchi, con 200.000 Lire di capitale sociale. Negli anni difficili della smobilitazione post-bellica la Nieuport-Macchi produsse soltanto versioni civili, per turismo e per collegamento, degli idrovolanti utilizzati in guerra, che ebbero però scarsa diffusione.

F.lli Macchi Carrozzeria e Automobili

Società Italiana Automobili Darracq
Titolo al portatore di un'azione di fondazione da 25 Lire. Napoli 1906. 39x22 cm.
Pregevole certificato - assai raro e decorativo - con un modello automobilistico dell'epoca che corre sul litorale napoletano, con il Vesuvio fumante sullo sfondo.
La compagnia fu fondata per opera di un noto finanziere napoletano, l'Ingegner Achille Minozzi, già promotore di molteplici iniziative, a cui si associarono la Società Imprese Elettriche e di Automobili Giuseppe Lo Cascio, l'Ingegner Celestino Biglia di Torino e la Banca Noeremberg & C. di Roma. Insieme costituirono nel 1906, con capitale di Lire 1.500.000, la Darracq Società Italiana Automobili S.A. con sede sociale a Napoli in via S. Carlo all'Arena. La Casa madre francese partecipò alla società con la marca, le licenze di fabbricazione ed una quota azionaria. L'intendimento della compagnia era di costruire e vendere in Italia le vetture Darracq, importando dallo stabilimento di Suresnes le parti meccaniche principali; l'operazione però non ebbe successo. Di fronte alla mancanza di officine sufficientemente attrezzate per la produzione ed il montaggio delle automobili e su pressione della Casa francese, verso la fine del 1906 la società acquistò uno stabilimento a Milano con un programma di produzione di 600 vetture l'anno. In seguito alla crisi del 1907 l'Ingegnere Albert Darracq, direttore della società francese e della sua affiliazione italiana, pensò di fronteggiare la situazione vendendo in Italia una serie errata di taxi costruiti in Francia. Tale mossa avventata provocò il discredito della Darracq italiana e la sua fine fu inevitabile. Nel 1910 l'assemblea straordinaria deliberò lo scioglimento della società costituendone al contempo un'altra anonima per azioni denominata Anonima Lombarda Fabbrica Automobili - A.L.F.A. che diventò in seguito ALFA ROMEO.


Darraq

Officine Türkheimer per Automobili e Velocipedi
Titolo al portatore di 25 azioni da 100 Lire cad. Milano 1 luglio 1907. 26x35 cm.

Max Türkheimer già noto commerciante di biciclette, fondò nel giugno 1905 a Milano la Società Anonima O.T.A.V. per la costruzione in serie di una vettura monocilindrica con trasmissione a cinghia, di basso costo d'acquisto e d'esercizio. Denominata OTAV 5,5 HP, incontrò immediatamente il favore del pubblico; la società - lusingata da questo successo - affiancò nel 1906 un altro modello di potenza e cilindrata superiore: il tipo 18 - 24 HP con motore a 4 cilindri biblocco, trasmissione cardanica e cambio a tre velocità. Sempre nel 1906 l'O.T.A.V. diventò rappresentante della casa francese Turgan di veicoli industriali e non si può escludere che tali veicoli venissero anche costruiti su licenza della Casa milanese. In quell'anno una 5,5 HP partecipò ad alcune manifestazioni sportive affermandosi, nella sua categoria, alla Milano - Sanremo e con Sivocci alla Torino - Colle del Sestriere. Nel 1907 la O.T.A.V. stipulò un accordo di collaborazione con la Casa torinese JUNIOR: la prima avrebbe prodotto solo vetture medio-leggere e la seconda quelle pesanti, mantenendo distinti i propri marchi. In base all'accordo si costituì la JUNIOR & OTAV Cars Ltd con sede a Londra, per la vendita in Gran Bretagna della OTAV 5,5 HP. Venne annunciata una bicilindrica con trasmissione cardanica e cambio a tre velocità, ma il nuovo modello non fu mai realizzato. La grave crisi economica del 1907 provocò il crollo della società che chiuse il bilancio 1908 con un passivo di 600.000 Lire; ciò indusse gli amministratori ad abbandonare la produzione automobilistica continuando la sola costruzione di biciclette e motori industriali. I titoli della Tűrkheimer furono quotati alla Borsa Valori di Milano dal 1905 al 1911.


Officine Türkheimer

Fabbrica Automobili e Velocipedi Edoardo Bianchi
Titolo nominativo cumulativo di 625 azioni da 500 Lire. Milano 1955.

Vignette ispirate ai vari rami produttivi. Le origini della nota società automobilistica italiana, costituita nel 1905, risalgono a vent'anni prima quando Edoardo Bianchi (firma fac-simile fra gli amministratori) creò un'officina meccanica. Questa si occupò inizialmente di costruzioni meccaniche in genere e di biciclette, producendo successivamente vetture monocilindriche e di tipo 20-30 HP a quattro cilindri. La produzione automobilistica cessò nel 1943 a causa delle distruzioni belliche, quella dei veicoli industriali nel 1955 in seguito all'incorporazione nella FIAT Auto SpA.
Interessante profilo storico a pag. 252 del volume “Le Società Quotate alla Borsa Valori di Milano dal 1861 al 2000”. I titoli della Bianchi furono quotati alla Borsa milanese dal 1907 al 1971.


Edoardo Bianchi

Fabbrica Automobili Isotta Fraschini
Titolo al portatore di 5 azioni da 250 Lire. Milano 1919.

Disegnata da Achille Beltrame costituisce uno dei più attraenti titoli del settore automobilistico italiano. Proveniente da una collezione istituita 30 anni fa. Da allora non è mai apparsa in circolazione. In alto profilo di donna con compasso inserito in una ruota dentata che rappresenta il primo simbolo della marca automobilistica, riprodotto su tutti i documenti ufficiali, sulla targhetta in bronzo fissata sui cruscotti e poi sui radiatori delle auto nonché inciso sui mozzi delle ruote. In basso telaio della mitica Tipo 8. Ai lati figure simboleggianti l’Industria e il Lavoro, stemmi araldici coronati di Milano. Strumenti di precisione e attrezzi, rami con frutti e foglie.

Come diligentemente descritto da Augusto Costantino nel volume "Le piccole grandi marche automobilistiche italiane" (ed. Istituto Geografico de Agostini), l’atto di nascita della leggendaria azienda automobilistica risale al 1898 quando due giovani amici - l’Avvocato Cesare Isotta e Vincenzo Fraschini - concretizzarono la comune passione per le automobili aprendo un garage a Milano. La nuova attività fu ufficialmente sancita nel 1900 con la costituzione della accomandita semplice Società Milanese d'Automobili Isotta Fraschini & C.Furono assunte le rappresentanze delle Case francesi Renault e Mors, e della belga Pieper. Il passaggio dalla rappresentanza alla costruzione in proprio di vetture iniziò ufficialmente nel 1902. Il successo riscosso dalle prime creazioni, indusse la società a trasferirsi in uno stabilimento più ampio e a convertirsi in anonima nel 1904. Le automobili di Casa Fraschini erano di gran lusso e si distinsero subito per robustezza ed eleganza,  godendo della stessa fama dell’inglese Rolls Royce e della svizzero-spagnola Hispano Suiza. Riscossero inoltre  un’incredibile serie di successi nelle principali gare automobilistiche dell’epoca. Nel frattempo alla costruzione di vetture fu affiancata quella di motori aeronautici e per la marina, fra cui anche quelli per i famosi MAS.
Nel dopo guerra l’Isotta Fraschini affrontò un periodo di gravi difficoltà economiche: incentrò così la produzione su un’unica vettura gran turismo di alta classe stilistica e di perfezione meccanica, denominata Tipo 8, che condizionò per anni il gusto del pubblico e fu in grado di tenere alto il nome della Casa. Dato il costo molto elevato l’Isotta Fraschini divenne il blasone dei divi hollywoodiani: tra il 1923 e il 1925 fu la fabbrica automobilistica europea che esportò il maggior numero di vetture negli USA.
L’Avvocato Isotta e i fratelli Fraschini si ritirarono, subentrarono nella gestione il Conte Ludovico Mazzotti e successivamente l’Ingegner Gianni Caproni. Dopo alterne vicende, si giunse alla seconda guerra mondiale, periodo in cui la società visse un’ultima illusoria ripresa, producendo migliaia di autocarri. Subito dopo, però, ricadde in una gravissima e definitiva crisi che la portò nel 1949 alla liquidazione.

Dal 1950 l’antica marca milanese appartiene al gruppo IRI-Finmeccanica con la nuova ragione sociale di Isotta Fraschini e Motori Breda per la produzione di motori Diesel e giunti idraulici.


Isotta Fraschini
Fabbrica di Automobili “Florentia”
Fabbrica di Automobili “Florentia”
Titolo al portatore di 25 azioni da 25 Lire ciascuna. Firenze 23 aprile 1905. Il capitale sociale fu aumentato a Lire 2 milioni nel 1906. Marchio di fabbrica con il giglio fiorentino. Officina carte valori Rebeschini di Turati e C. La società fu costituita nel 1903 dalla trasformazione della Fabbrica Toscana di Automobili - F.T.A. per produrre e commercializzare l’autovettura denominata “Florentia”, progettata nelle proprie officine. Fra i più famosi clienti dell’azienda si può annoverare la Regina madre Margherita, che acquistò una vettura corazzata “Landaulette”. Nel 1905 la fabbrica produceva anche autovetture su licenza Rochet-Schneider e imbarcazioni leggere a motore nel suo cantiere della Spezia. L’ultimo modello costruito fu la corazzata “Pantheon”, oggi esposta al Museo dell’Automobile di Torino. Nonostante i buoni risultati nelle corse e l’elevata qualità delle sue vetture, l’azienda fu posta in liquidazione nel 1910 a causa di errate strategie gestionali.

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